Menopausa e PreMenopausa

Riduzione dei sintomi, trattamento
dell’insonnia e rimodellamento corporeo

Ipo e Ipertiroidismo

Piano Nutrizionale personalizzato,
per stabilizzare corpo e mente, oltre ai valori ematici.

Diabete mellito e IperGlicemia

Stabilizzazione dei valori glicemici, riduzione della circonferenza della vita e miglioramento della performance fisica

Medicina Predittiva

Controlli di prevenzione e analisi sulla genetica

Prevenire è sempre meglio che curare. Scrivimi per info sulla prevenzione. Per una visita puoi scrivere una mail a studiobisciglia2025@gmail.com (cliccando il pulsante qui sotto) oppure chiamare il numero 0649977000 (Cup alpi Intramoenia) specificando il medico Dott.ssa Mariafrancesca Bisciglia

Le Mie Competenze

Blog & News

27 Ottobre 2024Convegno Nazionale di Diabetologia, nuovi farmaci per il diabete e per l’obesità [...] Continua a leggere…
2 Settembre 2023FAME e APPETITO. La fame e’ generata da una netta riduzione della concentrazione del glucosio nel sangue (glicemia). Esiste nel cervello un centro nervoso responsabile delle nostre funzioni e comportamenti vitali. Si chiama ipotalamo, sempre attivo, anche dormiamo. La concentrazione del glucosio (glicemia) nel nostro sangue deve essere tra 80-100 mg / 100 ml. Se si supera il valore 100 mg, si ha una disglicemia, una disfunzione che può portare al diabete, con valori superiori a 125 mg / 100 ml a digiuno. Quando invece il valore della glicemia scende a 60-70 mg / 100 ml scatta la fame. Il centro nervoso della fame posto nell’ ipotalamo registra il basso valore del glucosio nel sangue e spinge a mangiare carboidrati che contengono il glucosio. Il cervello utilizza per la sua energia solo il glucosio. Ogni giorno il nostro cervello richiede almeno 100 grammi di glucosio. Quando la glicemia scende troppo il cervello va in emergenza energetica e scatta la fame. Esiste un organo corporeo che e’ al servizio del cervello: il fegato sempre pronto ad immettere glucosio nel sangue per il cervello. Il deposito biochimico di glucosio sta nel fegato che lo accumula come glicogeno (una molecola composta da centinaia di molecole di glucosio unite tra loro). Ma se il fegato non ha glicogeno nelle sue cellule non può fornire glucosio al cervello. Tutte queste reazioni fisiologiche avvengono ogni attimo della nostra vita. Succede però che molte persone hanno sempre fame. Nel loro organismo accade questo scenario biochimico: dopo aver mangiato il valore della glicemia sale rapidamente. Questa condizione stimola la secrezione di insulina, ormone del dopo pasto. L’insulina fa passare il glucosio nel fegato, togliendola dal sangue. Il valore della glicemia scende in modo brusco verso 60-70 mg / 100 ml. Scatta la fame. Quindi più una persona mangia, più ha fame e più mangia. Occorre conoscere questi meccanismi fisiologici se vogliamo controllare la fame. L’appetito invece e’ il desiderio solo di un cibo. Deriva dal latino “appetere” : “desiderare”. Nell’ ipotalamo esiste il centro nervoso dell’ appetito, che controlla la “qualità molecolare” degli alimenti ingeriti nei nostri pasti quotidiani. Il corpo umano e’ una vitale formula biochimica generata dagli alimenti e dalla respirazione di ossigeno. L’ipotalamo controlla la composizione molecolare della nostra formula biochimica corporea: IO BIOLOGICO. L’uno diverso dall’altro perché ciascuno di noi ha il suo DNA (Acido DesossiriboNucleico). Buona giornata in salute. [...] Continua a leggere…
27 Agosto 2023Un semplice cambiamento nella dieta, senza restrizione calorica, può favorire un invecchiamento più sano. Lo studio sulle cellule di lievito ha rivelato che il passaggio da una dieta ricca di glucosio a una a base di galattosio ha portato a cambiamenti molecolari che tipicamente accompagnano l’invecchiamento.Questi risultati mettono in discussione la nozione di lunga data secondo cui solo la restrizione calorica può portare a vite più sane e più lunghe. Sebbene lo studio sia stato condotto su cellule di lievito, note per condividere molti meccanismi cellulari con gli esseri umani, sono necessarie ulteriori ricerche per esplorare le implicazioni nel mondo reale. Aspetti principali:Un cambiamento nella dieta dal glucosio al galattosio ha ridotto i segni dell’invecchiamento nelle cellule di lievito, senza bisogno di restrizioni caloriche. I benefici per la salute derivanti dalla restrizione calorica scompaiono nei topi quando si riprende una dieta normale, rendendo necessari approcci alternativi per la longevità. Gli effetti positivi sono stati più pronunciati quando i cambiamenti nella dieta sono stati implementati nelle cellule di lievito in giovane età, sottolineando la potenziale importanza delle scelte dietetiche nei primi anni di vita.I ricercatori del Babraham Institute stanno proponendo un collegamento alternativo tra dieta e invecchiamento basato su studi sul lievito. Il dottor Jon Houseley e il suo team hanno pubblicato i loro esperimenti, dimostrando che un invecchiamento sano è ottenibile attraverso un cambiamento dietetico senza restrizioni e potenzialmente ottimizzando la dieta, e che la cattiva salute non è una parte inevitabile del processo di invecchiamento. Gli scienziati sanno da tempo che la restrizione calorica – ovvero consumare intenzionalmente molte meno calorie del normale senza diventare malnutriti – migliora la salute in età avanzata e può persino prolungare la vita.Questo percorso di ricerca sul lievito ci aiuta a cercare un modo più realizzabile per migliorare l’invecchiamento in buona salute attraverso la dieta rispetto alla restrizione calorica prolungata e severa, anche se sono necessarie ulteriori ricerche. Tuttavia, gli studi sui topi mostrano che la restrizione calorica deve essere mantenuta per tutta la vita per ottenere questo effetto, e i benefici per la salute scompaiono quando si riprende una dieta normale. La nuova ricerca del dottor Houseley condotta sul lievito suggerisce che un’alternativa alla restrizione calorica può portare a un miglioramento dellasalute durante tutto il ciclo di vita. “Abbiamo dimostrato che la dieta nei primi anni di vita può portare il lievito su una traiettoria più sana. Dando al lievito una dieta diversa senza limitare le calorie siamo stati in grado di sopprimere la senescenza, quando le cellule non si dividono più, e la perdita di forma fisica nelle cellule invecchiate”. Ha detto la dottoressa Dorottya Horkai, ricercatrice principale dello studio. Invece di coltivare il lievito nella loro consueta dieta ricca di glucosio, i ricercatori hanno sostituito la loro dieta con il galattosio e hanno osservato che molti cambiamenti molecolari che normalmente accompagnanol’invecchiamento non si sono verificati. Le cellule coltivate con galattosio sono rimaste in forma come le cellule giovani anche in tarda età, nonostante non vivessero più, dimostrando che il periodo di cattiva salute verso la fine della vita era drasticamente ridotto. [...] Continua a leggere…
22 Gennaio 2023È quanto emerso da una ricerca pubblicata sul British Medical Journal e condotta su centinaia di migliaia di donne inglesi, che ha cercato di fare chiarezza sulla relazione tra questo trattamento e la probabilità di andare incontro al declino cognitivo.La terapia ormonale somministrata per ridurre i sintomi della menopausa non comporta un maggior rischio di sviluppare una demenza. È quanto emerso da un nuovo studio pubblicato sul British Medical Journal e condotto su centinaia di migliaia di donne inglesi, che ha cercato di fare chiarezza sulla relazione tra questo trattamento e la probabilità di andare incontro al declino cognitivo e di sviluppare varie patologie, ad esempio Alzheimer e altre demenze. Un argomento oggetto di diversi studi negli ultimi anni, da alcuni dei quali sono emersi risultati talvolta non coerenti o controversi.Lo studio su oltre 100mila donnePer compiere lo studio, i ricercatori delle Università di Nottingham, Oxford e Southampton, coordinati da Yana Vinogradova, hanno analizzato le cartelle cliniche di 118.501 donne di età pari o superiore a 55 anni, che avevano ricevuto una diagnosi di demenza tra il 1998 e il 2020, per poi confrontarle con quelle di 497.416 donne che non avevano segni di declino cognitivo. Tra le partecipanti, 16.291 donne (14%) con diagnosi di demenza e 68.726 (14%) del gruppo di controllo avevano utilizzato la terapia ormonale della menopausa più di tre anni prima dell’inizio dello studio.I risultati dell’analisiDall’analisi è emerso che la terapia ormonale in menopausa non fa crescere la probabilità di sviluppare una demenza. Al contrario, tra le donne con meno di 80 anni, trattate solo con estrogeni per almeno 10 anni, è stato riscontrato un rischio ridotto di declino cognitivo.Tra le donne che avevano utilizzato la pillola anticoncezionale a lungo termine, è invece emersa una maggiore probabilità, seppure molta bassa, di sviluppare la malattia di Alzheimer: la terapia estro-progestinica assunta per almeno 10 anni, è stata associata a 7 casi in più ogni 10mila donne. [...] Continua a leggere…


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Novembre 23, 2024

Complimenti alla meravigliosa dottoressa Mariafrancesca , professionalità ed umanità uniche,

dopo diversi giri medici, sono riuscita ad ottenere una diagnosi e specifica terapia, adesso mi sento decisamente di nuovo me stessa.

Grazie di cuore.

Erica

Fantastica ❤

Giugno 24, 2023

Medico e soprattutto Persona fantastica.

Durante la primissima visita ha anticipato molti dettagli che ancora non gli avevo raccontato riguardo il mio quadro clinico dimostrando un’empatia senza pari. La sua anamnesi è stata molto precisa fin dall’inizio. Visita dopo visita ha analizzato con cura le mie evoluzioni, perfezionando sempre di più il piano clinico.

Alessandro